tafazzi vs vocke: l'euro fra omodossia e realtà

eccomi qui

oggi scrivo il ventiquattresimo post del blog di goofynomics di alberto bagnai, il pdf su crisi finanziaria e governo dell'economia e le mie quattro considerazioni sul medesimo

IL VENTIQUATTRESIMO POST SU GOOFYNOMICS DI ALBERTO BAGNAI

TAFAZZI VS VOCKE: L'EURO FRA OMODOSSIA E REALTÀ

carissimi, mi spiace affastellare post, ma sarei scortese se non segnalassi proprio a voi che è uscito su "Costituzionalismo.it" un lavoro del quale vi avevo parlato: tafazzi vs vocke (con un titolo un po' più istituzionale).

chi è vocke lo sapete tutti. tafazzi è invece un geniale e visionario statista italiano del XX secolo, uno dei padri nobili della sinistra per bene. https://www.youtube.com/watch?v=UvzPE-EdmHg lo trovate immortalato in questo raro filmato (notate l'uso del braccio sinistro, perché tafazzi, ripeto, è di sinistra: sia della sinistra di destra, che, ahimè, di quella di sinistra, come ho appreso oggi da un mio carissimo e insostituibile collaboratore).

ai pochi che non ricordano chi fosse vocke,suggerisco invece di cliccare qui. l'articolo è un po' pesante, ma per una settimana sarò fuori combattimento. buona digestione!

dedicato a alessandro, roberta e sergio (in ordine alfabetico) e a tutti voi, come potrete notare dalla prima nota a piè pagina. enjoy responsibly.

la fonte = https://goofynomics.blogspot.com/2012/01/tafazzi-vs-vocke-leuro-fra-omodossia-e.html?m=1

COSTITUZIONALISMO.IT

CRISI FINANZIARIA E GOVERNO DELL'ECONOMIA

di alberto bagnai

abstract – la crisi dei subprime è stata il detonatore della crisi dell’eurozona. fra le concause di queste due crisi molti annoverano difetti di regolamentazione dei mercati finanziari. in questo lavoro, più che considerare l’aspetto microeconomico della questione, ci soffermiamo su quello macroeconomico. l’asimmetria del sistema monetario internazionale rende ineluttabili copiosi afflussi di capitali verso gli stati uniti, aprendo la strada a un loro impiego inefficiente (come i mutui subprime) e quindi a ricorrenti shock reali sul resto dell’economia globale. l’asimmetria e la scarsa fondatezza teorica ed empirica delle regole europee rendono inevitabile l’accumulazione di debito privato nei paesi della periferia, fragilizzando l’intera unione rispetto a shock esterni, come previsto dalla teoria delle aree valutarie ottimali. purtroppo, le riforme delle regole proposte nel dibattito corrente, quando non sono evidentemente insostenibili sotto il profilo politico, sembrano andare in direzione di un aggravamento di questi mali.

« l'obscurité n'est pas un défaut quand on parle à des bons jeunes gens avides de savoir, et surtout de paraître savoir. »

stendhal, promenades dans rome, 17 mars 1828.

2. omodossia

«il est démontré, disait-il, que les choses ne peuvent être autrement : car tout étant fait pour une fin, tout est nécessairement pour la meilleur fin» voltaire, candide, I, 45.

2.1 il bicchiere mezzo vuoto e quello mezzo pieno

se stiamo parlando di crisi finanziaria è perché qualcuno ha preso in prestito dei soldi che non riesce a restituire, e la crisi è internazionale perché creditore e debitore risiedono in paesi diversi. per definizione quindi il problema esiste perché esistono i movimenti internazionali di capitali, cioè perché i risparmi accumulati in un paese possono essere impiegati in un altro paese (sottolineo, en passant, che questo non è di per sé un dato distintivo della moderna globalizzazione, ma qualcosa che è sempre successo). ci sarà utile qualche precisazione terminologica.

gli economisti parlano di importazione di capitali quando i capitali affluiscono in un paese. questo significa in parole povere che il paese in questione si sta indebitando con l’estero, e quindi accumula passività (perché si presume che i capitali in questione non siano regalie, ma crediti, che, per chi li riceve, sono debiti). notiamo che all’afflusso di capitale farà riscontro il deflusso di un reddito nei periodi successivi, visto che sui debiti si paga un interesse. la fuoriuscita di capitali è invece un’esportazione di capitali: in questo caso il paese sta accumulando crediti, cioè attività, e al deflusso di un capitale farà riscontro il successivo afflusso di redditi, visto che sulle somme prestate si esige il pagamento di un interesse.

nessun paese ha solo debiti o solo crediti: la posizione creditoria/debitoria di un paese viene quindi valutata in termini netti (attivo meno passivo). la variazione di questa posizione netta sull’estero (cioè l’accreditamento/indebitamento estero netto di un paese) è il saldo delle “partite correnti” della bilancia dei pagamenti. concorrono ad esso il saldo commerciale e quello dei redditi, il che significa, in buona sostanza, che un paese si indebita con l’estero se spende (per importazioni e pagamenti di interessi) più di quello che guadagna (per esportazioni e riscossione di interessi); di converso, un paese, per avere risorse da prestare all’estero, dovrà aver guadagnato (esportando) più di quanto ha speso (importando). questo dato contabile abbastanza ovvio (anche ognuno di noi si indebita se spende più di quanto guadagna) ha una conseguenza: un paese importatore netto di beni (cioè con deficit delle partite correnti) è anche un importatore netto di capitali, e simmetricamente un paese esportatore netto di beni è anche esportatore netto di capitali. ciò raccorda le dinamiche finanziarie.

(indebitamento/accreditamento) a quelle reali (acquisto/vendita di beni).
la comunicazione dei fatti economici tende a essere sempre schermata da valutazioni moralistiche. il medesimo fenomeno può essere presentato surrettiziamente come positivo o negativo a seconda di quale termine (sempre tecnicamente corretto) si decida di adottare. esempio: quando i giornali lamentano il fatto che il nostro paese non è sufficientemente attrattivo per i capitali esteri, stanno in effetti deplorando che il nostro paese non si stia indebitando abbastanza con l’estero. insomma, da prospettive diverse lo stesso fenomeno si presenta in modo molto diverso. in effetti, nessuna variabile economica, e quindi tanto meno l’indebitamento con l’estero (movimenti internazionali di capitale in entrata), è di per sé “buona” o “cattiva”. è banalmente una questione di misura: il troppo stroppia. sarebbe bello poter dare una valutazione più paludata in vesti scientifiche, ma purtroppo non è possibile. uno dei limiti, ampiamente riconosciuti e ammessi, della scienza economica è proprio quello di non essere riuscita a fornire una definizione scientificamente fondata da un lato, e operativa dall’altro, del concetto di sostenibilità del debito. ne è prova il fatto che nigel chalk e richard hemming intitolano la loro rassegna “la sostenibilità in teoria e in pratica”, proprio per sottolineare questo insanabile scollamento fra teoria economica e indicatori utilizzati in pratica da istituzioni e mercati. questo limite riconosciuto va ovviamente tenuto ben presente ogni qual volta vengano proposte regole di politica economica che hanno per scopo quello di garantire la “sostenibilità” delle finanze pubbliche, concetto che, come abbiamo visto, può apparire univoco solo a chi non lo ha studiato in termini scientifici.

un’ultima precisazione: un paese non coincide con il suo settore pubblico e quindi, ad esempio, il debito estero dell’Italia (cioè i soldi che il “sistema paese” riceve dal resto del mondo), non coincide con il debito pubblico dell’italia (cioè con i soldi che il governo prende a prestito, in italia e all’estero). è un dato ovvio, ma conviene precisarlo, perché i mezzi di comunicazione ci bombardano con un messaggio fuorviante: nei loro resoconti il debito è tutto pubblico, un po’ come nel dizionario dei luoghi comuni di flaubert gli agenti di borsa sono tutti ladri, gli architetti tutti imbecilli, le imperatrici tutte belle. non mi intendo di architetti o imperatrici, ma certamente il debito non è tutto pubblico, e in particolare i capitali che viaggiano da un paese all’altro lo fanno principalmente per sovvenire a esigenze finanziarie del settore privato. in altre parole, indebitamento (deficit) pubblico e indebitamento (deficit) estero non sono “gemelli”. di norma e in media un punto di indebitamento pubblico si scarica sull’estero solo per un terzo, il che significa che di norma e in media i due terzi degli afflussi di capitale di un paese sono assorbiti dal (cioè sono debito del) settore privato.

qui trovate il pdf dell'articolo di alberto bagnai su costituzionalismo.it: https://www.costituzionalismo.it/crisi-finanziaria-e-governo-delleconomia/

le mie quattro considerazioni su crisi finanziaria e governo dell'economia:

1. mi indebito per comprare i prodotti dall'estero pagandoci gli interessi e di converso un'altro paese per avere soldi da prestare all'estero deve aver guadagnato vendendo i suoi prodotti all'estero più di quanto ne abbia spesi per comprare i prodotti all'estero

2. i fatti economici vengono raccontati in maniera moralistica per farti credere che il debito pubblico lo pagano le future generazioni e che non immettere soldi nell'economia reale sia dittatoriale ho letto anche questa scemenza da un non economista questi sono alcuni dei fattori per indurti a credere che l'economia liberista che intende più mercato e meno stato ti renderà libero di fare impresa e libero dello stato statalista e accentratore e che c'è l'abbiamo già oggi mentre vi scrivo di converso non tollerano che ci sia l'economia keynesiana che è la base della costituzione economica che intende immettere soldi nell'economia reale perché è così che riparte il paese perché se dai i soldi hai cittadini loro li spendono per comprare cose e le imprese guadagnano e di conseguenza assumono gente che facendo così pagherà le tasse e così si abbassa il debito pubblico ma questo dai media mainstream e dai giornaloni di regime del pensiero unico

3. quando i giornali si lamentano che il nostro paese non riesce ad attrarre capitali esteri nel nostro paese, sta dicendo che non ci stiamo indebitando con l'estero

4. il debito pubblico è il debito contratto dallo stato per soddisfare il fabbisogno dei cittadini. ovvero, in sostanza le risorse necessarie per far sì che la macchina statale, fatta di servizi e investimenti funzioni... il debito privato è quello contratto da imprese e famiglie con gli intermediari finanziari. rappresenta il motore del capitalismo internazionale in quanto consente agli attori sociali di consumare (o, nella migliore delle ipotesi, investire) anche in assenza di risorse economiche precedentemente accumulate. mutui, fidi, crediti al consumo, credito alle imprese, crediti a breve ecc., sono tutte forme di indebitamento privato.

vi lascio leggere il post di alberto bagnai su tafazzi vs vocke: l'euro fra omodossia e realtà; un breve estratto del pdf di alberto bagnai su crisi finanziaria e governo dell'economia e le mie quattro considerazioni sul medesimo pdf, così che possiate farvi un'idea vostra

una sognatrice che non smette di combattere ♡

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