il mondo prima di keynes

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oggi scrivo il venticinquesimo post del blog di goofynomics di alberto bagnai e le quattro considerazioni

IL VENTICINQUESIMO POST SU GOOFYNOMICS DI ALBERTO BAGNAI

IL MONDO PRIMA DI KEYNES

smith è morto, keynes è morto, e anch’io non mi sento troppo bene.

questo atteggiamento serpeggia in una parte della professione e dei commentatori. uno schieramento trasversale, che parte dalla “destra” e arriva, purtroppissimo, alla “sinistra” (di destra, di centro e di sinistra). unanimi e concordi nel dire che sì, va bene, però il mondo è cambiato, e nel neomondo nel quale stiamo vivendo, nel quale spadroneggia il neoliberismo, le politiche keynesiane non sono più adeguate, quando addirittura non sono loro la causa degli orrendi mali che ci affliggono.

quest’ultima conclusione viene tratta soprattutto da quelli che, come http://goofynomics.blogspot.com/2011/11/keynes-vs-tabellini.html tabellini, vedono la causa della crisi nel debito pubblico (anziché, come de grauwe, e come http://www.lemonde.fr/idees/article/2011/12/23/pour-un-demontage-concerte-de-l-euro_1622307_3232.html tanti altri, e http://goofynomics.blogspot.com/2011/11/i-salvataggi-che-non-ci-salveranno.html come è nei dati, in quello privato), e liquidano keynes come quello della spesa pubblica e della svalutazione. una visione un po’ caricaturale. ma se glielo fai notare, l’argomento è che qui bisogna agire, e non si può stare a far storia del pensiero ( http://www.econ-pol.unisi.it/blog/?p=2124 illuminante il dibattito fra cesaratto e perotti).

be’, certo... ho letto anch’io (anzi, forse, fra gli economisti, solo io) la seconda delle unzeitgemäbe betrachtungen di nietzsche: “vom nutzen und nachteil der historie für das leben” (sull’utilità e il danno della storia per la vita). un motivo c’è: ero iscritto a filosofia... e dopo aver letto e meditato, sono passato a una facoltà meno infestata dalla storia, il cui danno mi sembrava allora superare l’utilità. ma ormai ero corrotto: giannantoni mi aveva pervertito, leggendomi diogene laerzio in greco (o fortunatos nimium...). e così sono diventato uno studioso delle serie storiche di dati economici.

le più famose nella letteratura scientifica sono senz’altro quelle usate nel “two charlies paper”, l’articolo dei due carli: charles nelson e charles plosser. il primo insegna alla university of washington non dc e l’altro è presidente della fed di filadelfia. molti anni fa, nel 1982, scrissero un articolo famosissimo ("trends and random walks in macroeconomic time series: some evidence and implications," journal of monetary economics, 10(2), pp. 139–162), nel quale usavano serie “secolari” di dati americani per dimostrare una cosa che a voi non interessa ( http://korora.econ.yale.edu/phillips/data/np&enp.dat il database, comunque, è qui). penso però che possa interessarvi dare un’occhiata a una delle loro serie.

https://www.unich.it/docenti/bagnai/blog/K_1.JPG

la figura qui sopra riporta il tasso di crescita degli stati uniti dal 1910 al 2010 (naturalmente dal 1980 al 2010 la ho aggiornata io, i due carli non vedevano il futuro: erano economisti). ricordo che buiter usa una figura simile in un suo articolo... ma non ricordo quale. formato al suo insegnamento anch’io l’ho utilizzata nel mio ultimo articolo su https://www.costituzionalismo.it/crisi-finanziaria-e-governo-delleconomia/ crisi finanziaria e governo dell’economia. secondo me si commenta da sola, ma se volete una mano ve la do.

prima degli anni ’50, cioè prima che i governi, scossi dalla seconda guerra mondiale, prendessero un serio e in alcuni casi formale impegno a praticare politiche di tipo keynesiano, il ciclo economico degli stati uniti oscillava in un corridoio ampio quasi 30 punti percentuali (da recessioni del -15% a espansioni del +15%). i costi sociali di queste oscillazioni (la più famosa è la crisi del ’29) erano enormi e ce li ricordiamo. ma le “vetuste” ricette keynesiane funzionarono: da quando vennero adottate, il “corridoio” entro il quale la crescita oscillava si dimezzò, e, soprattutto, divenne asimmetrico, nel senso che non si presentarono più recessioni devastanti, e gli anni di crescita furono ben più numerosi di quelli di recessione ( http://goofynomics.blogspot.com/2011/12/decrescita-de-che.html mi dispiace per savonarola). la recessione più grande del dopoguerra è stata quella del 2009, quando il pil usa è diminuito: -3.4%. ma nella prima metà del XX secolo tassi di crescita inferiori, e talora di molto, si sono registrati ben nove volte, praticamente una volta ogni quattro anni: dal -4.4% del 1919 al -14.8% del 1932.

quindi??

quindi gli studiosi profondi e visionari (soprattutto visionari: dei veri rimbaud della politica, o più semplicemente dei veri rimba), quelli che adesso cercano nuovi paradigmi, paradigmi che oltrepassino quel pensiero keynesiano che loro per lo più non conoscono, non essendo attrezzati culturalmente per andare oltre la caricatura di keynes, in realtà, anche se non lo sanno, anche se non vorrebbero, anche se comunque non lo ammetteranno mai, sotto sotto hanno nostalgia di quel mondo lì, del mondo prima di keynes, rimpiangono, chi in salsa ricardiana e chi in salsa bolscevica, la prima metà del XIX secolo. http://krugman.blogs.nytimes.com/2011/10/22/theres-a-hole-in-the-bucket/ krugman invece no. e voi??

dedicato a giorgio basilisco, l’amico della cembalista dagli occhi glauchi. lui mi rimproverava di non voler leggere marx, e io gli opponevo dostojevskij. e allora lui torvo, a dirmi che anche se il buonismo è stucchevole, pure il mio cattivismo stanca. perché dostojevskij una volta credeva nell’uomo e in saint simon (non il duca, il socialista... ma questa è un’altra storia, la racconta hugo). il buon fiodor quindi pensava che in fondo sarebbe bastato trovare il sistema giusto, e tutti sarebbero vissuti felici e contenti, perché questo comanda ragione, e questo comanda natura. poi però cambiò anche lui paradigma. trovarsi davanti a un plotone di esecuzione, in effetti, è un bel cambio di paradigma. intendiamoci, giorgio, non è che io ti auguri questo. e se riesci a portare i cosacchi a piazza san pietro ti prego di ricambiarmi la cortesia (senza imbracciare l’artiglieria, appunto). io ti ho sempre voluto bbene...

la fonte = https://goofynomics.blogspot.com/2012/01/il-mondo-prima-di-keynes.html?m=1

le mie quattro considerazioni su il mondo prima di keynes:

1. per la destra e la sinistra il neoliberismo va bene e credono che il metodo keynesiano sia stato la causa dei mali che ci affliggono

2. le politiche keynesiane funzionarono perché gli anni di crescita sono stati maggiori rispetto a quelli di recessione

3. ci sono economisti che vorrebbe un sistema economico bolscevico della prima metà del XIX secolo

4. fëdor dostoevskij una volta credeva nell'uomo, un pò come aldo moro... per ricostruire il paese perché non si parte da sapiens³ e da asimmetrie??

sognare non costa niente, meglio non sognare troppo... sennò ci troviamo gli stati uniti d'europa

vi lascio leggere il post di alberto bagnai e le quattro considerazioni, così che possiate farvi un'idea vostra

una sognatrice che non smette di combattere ♡

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