coming out: sono antitaliano (o no??)

eccomi qui

oggi scrivo il dodicesimo post del blog di goofynomics di alberto bagnai e le mie cinque considerazioni

IL DODICESIMO POST SU GOOFYNOMICS DI ALBERTO BAGNAI

COMING OUT: SONO ANTITALIANO (O NO??)

nel dibattito sull’euro inevitabilmente si urta contro l’argomento ariano: ci meritiamo quello che stiamo passando perché i tedeschi sono migliori di noi. sono entrato più volte nel merito logico scientifico (inesistente) di questi argomenti, e ci tornerò ancora, perché il punto è tutto lì. oggi voglio solo ricordare che questo è un film già visto, e che si possono dolorosamente constatare e tenacemente combattere le inefficienze del nostro paese e l'inadeguatezza della sua classe politica senza vedere come unica soluzione la sua annessione alla germania (sulla cui classe politica occorrerebbe avere uno sguardo più accorto ed equanime).

consegno queste righe a ciuffini, che ha giustamente e affettuosamente rimproverato le mie intemperanze verbali (forse le scuserà vedendo quali sono i miei modelli letterari), a ermes, per segnalargli che sono molto più critico verso l’italia di lui (ma amo l’italia e sono fiero di essere italiano), e alla mia adorata compagna, secondo la quale io e gadda siamo due disadattati. giudizio del quale apprezzo soprattutto quello che a me manca: il dono della sintesi.

se c’è una soddisfazione che questo dibattito mi dà è quella di essere sempre dalla parte sbagliata insieme alla persona giusta (gadda, krugman...).

buona lettura!

dal fronte...

20 settembre 1915

i nostri uomini sono calzati in modo da far pietà: scarpe di cuoio scadente e troppo fresco per l’uso, cucite con filo leggero da abiti anziché con spago, a macchina anziché a mano. dopo due o tre giorni di uso si aprono, si spaccano, si scuciono, i fogli delle suole si distaccano nell’umidità l’uno dall’altro. un mese di servizio le mette fuori uso.

chissà quelle mucche gravide, quegli acquosi pancioni di ministri e di senatori e di direttori e di generaloni: chissà come crederanno di aver provveduto alle sorti del paese con i loro discorsi, visite al fronte, interviste, ecc... ma guardino, ma vedano, ma pensino come è calzato il 5° alpini!!

gli italiani sono tranquilli quando possono persuader sé medesimi di aver fatto una cosa, che in realtà non hanno fatto; il padre che ha speso dieci mila lire per l’educazione del figlio, pensa: “ho speso dieci mia lire; certo mio figlio farà bene; perché?? perché ho speso 10000 lire” e magari il figlio si suicida: e il padre dice allora: “oh come??” e non pensa neppure di avere qualche colpa. così salandra, così il re, così tutti.

24 luglio 1916

quand’è che i miei luridi compatrioti di tutte le classi, di tutti i ceti, impareranno a tenere ordinato il proprio tavolino da lavoro?? a non ammonticchiarvi le carte d’ufficio insieme alle lettere della mantenuta, insieme al cestino della merenda, insieme al ritratto della propria nipotina, insieme al giornale, insieme all’ultimo romanzo, all’orario delle ferrovie, alle ricevute del calzolaio, alla carta per pulirsi il culo, al cappello sgocciolante, alle forbici per le unghie, al portafogli privato, al calendario fantasia?? Q
quando, quando?? quand’è che questa razza di maiali, di porci, di esseri capaci soltanto di imbruttire il mondo col disordine e la prolissità dei loro atti sconclusionati, proverrà alle attitudini dell’ideatore e del costruttore, sarà capace di dare al seguito alle proprie azioni un legame logico?? porci ruffiani, capaci solo di essere servi, e servi infedeli e servi venduti, andate al diavolo tutti. non siete degni di chiamar vostri figli i morti eroici. combattere qui per sentire un lurido cane troja ladro e lenone d’un senator barzellotti che fa quello che fa, e impunemente: combattere sapendo che giolitti e bertolini e altri escrementi organizzati a dominare il paese non sono ancora stati scannati, e che i loro figli non sono stati espulsi dallo stato: che gusto è?? bene: basta, altrimenti passo la mattina a scrivere ingiurie al mio paese, dove viceversa il coraggio e l’eroismo non mancano. ma il disordine c’è: quello c’è, sempre, dovunque, presso tutti: oh, se c’è, e quale orrendo, logorante disordine!! esso è il mare di sargassi della nostra nave.

7-VIII-916

con soddisfazione (parlo di soddisfazione meramente intellettuale) vidi stampate qui, dall’ufficio del com.do supremo, e per bocca degli uff.li austriaci, le ragioni dei nostri insuccessi nell’attacco: le ragioni da me intuiteda tanto tempo, ben prima di venire al fronte. e di questo mi pare d’aver sufficientemente parlato per aver il diritto di dire: “l’avevo detto io”. è questa una delle vanterie più triviali e più basse della nostra anima: e sarebbe triviale, bassa, porca, ruffianesca anche in me, se io avessi, in ciò dire, un sentimento d’amor proprio soddisfatto, uso giolitti che aspetta avidamente la débacle per poter trionfare. no, no, no, no: per carità: io guardo con dolore agli errori commessi, e con ansia e con rabbia e con mal di fegato assistevo alle loro conseguenze: guardo al passato con tristezza, senza alcuna gioia per quanto riguarda le mie intuizioni: vorrei essere un imbecille e che avessimo vinto: vorrei (dio lo sa) non aver capito niente io e che avessero capito tutto gli altri, gli eroi e i comandanti, gli eroici morti e i loro condottieri.

canove, 11 settembre 1916, ore 18.

noris tornò, ma mi disse che il fotografo non sapeva nulla delle mie fotografie e cascò dalle nuvole. questo è l’ordine e la cura che gli italiani pongono nell’accudire ai loro interessi, al loro commercio: e poi ci si meraviglia, o meglio gli italiani si meravigliano, quando la germania intraprende il commercio suo sul mondo, impadronendosi di tutti i mercati. speriamo che altrettanto non faccia della nuova film, quella puttana porca sfondatissima stroiazzata vacca d’una moglie del fotografo, cagna asinesca e bubbonica: altrimenti le pianto una grana che non finisce più.

27 ottobre 1915

il buon marchini dice di essere individualista, di non voler adattarsi all’idea dei più, di aver in ripugnanza le guerre, ecc... ecc... fin qui, benone. ma quando gli chiesi se egli creda che una persona assalita debba difendersi, mi rispose che sì; quando gli chiesi se la francia, se la russia avevano diritto di lottare o dovevano darsi mani e piedi legate alla germania, mi rispose che dovevano lottare. e allora solo l’italia doveva lasciarsi fregare??

dalle retrovie...

la mia risposta all'ultima domanda è: no.

per favore leggete cesaratto e stirati (2011) "germany and the european and global crises", international journal of political economy, 39, 56-86, o almeno marcello de cecco "a che serve spezzare le reni alla grecia". e riflettete, riflettete però con la vostra testa, non con quella dei fini strateghi che vi hanno messo in questa situazione.

vi faccio una semplice domanda di goofynomics:

secondo voi, è possibile indebitarsi se nessuno ti presta soldi?? e il creditore, la banca, non dovrebbe forse interrogarsi sul merito di credito del debitore?? non lo fa forse con noi, quando chiediamo un mutuo?? e secondo voi non era assolutamente evidente alle banche tedesche, quando estendevano prestiti ai paesi periferici, che questi sarebbero stati assolutamente incapaci di restituire i prestiti ricevuti?? secondo voi i grafici che ho riportato nel post keynes vs. tabellini li conoscevo solo io?? solo io sapevo che la spagna ha il secondo debito estero al mondo??

sarà...

a me sembra che invece di "virtù" ci sia stata tanta furbizia. il gioco dei "virtuosi", di quelli che tanti di noi continuano ad ammirare, nel disperato tentativo di ignorare di esser stati presi in giro, è abbastanza evidente:

"facciamo indebitare la periferia per sostenere la nostra domanda, tanto poi la valutazione asimmetrica e scioccamente moralistica dei fenomeni finanziari imposta dal pensiero ortodosso permetterà, se le cose vanno male, di dare la colpa ai debitori... e la nostra cadrèga di politici tedeschi sarà salva, anche perché alle brutte la bce farà gli interessi nostri, anche se i nostri conti pubblici non sono in ordine".

perché non lo sono, come ci ricorda de cecco. anche e soprattutto in germania ha funzionato il meccanismo della "nazionalizzazione" del debito generato da scellerate (pardon, volevo dire "virtuose") strategie aziendali della finanza privata, e ce lo ricorda con sdegno il sole 24 ore (non il giornalino della parrocchia). la crisi greca, che si sarebbe potuta risolvere comunque con risorse relativamente limitate (vedi sempre il sole 24 ore), è stata drammatizzata, guarda caso, proprio nel momento in cui la "virtuosa" germania ha constatato di essere stata superata, come paese esportatore, dalla cina, e quindi le conveniva, per i soliti motivi elettoralistici, indebolire l'euro, e dare la colpa agli altri, cioè a noi. siamo alla mercè di ogni sindrome pre elettorale della merkel. un intero continente, la culla della civiltà occidentale, è alla mercè dei suoi squilibri ormonal sondaggistici. questo è il problema.

secondo me questa non è visione, è solo la triste, ricorrente, letale incapacità di gestire una vittoria che ha caratterizzato tutte le guerre del XX secolo: la prima, la seconda, e la terza. perché credo che anche voi, come me, vediate che gestire una sconfitta è più facile che gestire una vittoria. passato l'orrore ("la fila di soldati sulla strada d'oltre isonzo: li credo rinforzi italiani. sono tedeschi!"... e di fare rafting a ottobre non se ne parlava, povero gadda), passato l'orrore rimane un paese da ricostruire, e questo porta coesione sociale e stimolo all'economia.

ma gestire la vittoria impone uno sforzo sovrumano, quello di resistere alla tentazione di stravincere. non ha resistito la francia dopo la prima guerra mondiale, e ha imposto alla germania le condizioni onerose che, come keynes aveva previsto, hanno concorso all'avvento del nazismo. non hanno resistito gli stati uniti dopo la seconda guerra mondiale, imponendo al mondo un sistema monetario internazionale basato sulla loro valuta nazionale, che, come keynes aveva previsto, ha portato a gravi sbilanci e a ricorrenti crisi finanziarie (non dimentichiamoci che senza la crisi americana noi staremmo ancora vivacchiando). e non ha resistito la germania, dopo la terza guerra mondiale, conclusasi con il trattato sull'unione europea, spingendo troppo oltre la sua politica mercantilista, e ponendo le condizioni per il crollo del sistema. questa non è virtù e non è visione.

che poi non ci sia visione nemmeno nei nostri politici, sono d'accordo. 

ma fra un'assenza di visione italiana e un'assenza di visione tedesca preferisco quella italiana, non fosse altro che per rispetto dei nostri morti. e ve lo dice uno che è "germanico in certe sue manie di ordine e di silenzio", come quell'altro disadattato di don gonzalo pirobutirro.

in "international finance" si chiamerebbe "home bias". e così vi ho fatto vedere che sono (anche) un tecnico (disadattato).

fonte dei dati (sempre e comunque)

carlo emilio gadda, giornale di guerra e di prigionia, garzanti.

la fonte = https://goofynomics.blogspot.com/2011/12/coming-out-sono-antitaliano-o-no.html?m=1

le mie cinque considerazioni su coming out: sono antitaliano (o no??) :

1. ci hanno messo in testa che noi italiani non valiamo niente e che i migliori fossero i tedeschi perché il problema è tutto lì.

2. mi ha divertito il fatto che la tua compagna ti ha detto che tu insieme a gadda siete due disadattati ho riso parecchio.

3. ho amato da morire le brevi lettere dal fronte e anche dalle retrovie

4. apprezzo il fatto che lui si faccia domande semplici ma centrali nel discorso economico

5. la mia frase preferita di questo post del blog di alberto bagnai è questa: ma fra un'assenza di visione italiana e un'assenza di visione tedesca preferisco quella italiana, non fosse altro che per rispetto dei nostri morti.

vi lascio alla lettura del post e alle mie considerazioni, così che possiate farvi un'idea vostra

una sognatrice che non smette di combattere ♡

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