scuola: ripartire dal latino

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oggi vi parlo di un articolo di filippo massetti sull'intellettuale dissidente e le mie quattro considerazioni

SCUOLA: RIPARTIRE DAL LATINO

modesta proposta. al posto di inseguire vaghi modelli yankee, riscopriamo le nostre radici. una riforma scolastica coraggiosa investe sul latino

l'estate sta per finire e con essa, alle porte, come ogni anno ricominciano tormentoni e preparativi riguardanti il mondo della scuola e dell’istruzione: emendamenti, pronunce dei sindacati, dichiarazioni del ministro di turno, possibile chiamata di migliaia di docenti precari dalle graduatorie delle supplenze sono e saranno all’ordine del giorno per quanto riguarda il dibattito pubblico.

il sistema di istruzione italiano, segnatamente ma non solo quello scolastico, pur avendo punte di eccellenza didattica ed organizzativa, versa da almeno un trentennio in condizioni critiche, sottoposto a riforme e revisioni continue che lo hanno al contrario di quanto si possa pensare perennemente indebolito. non è questa la sede per valutare nel loro complesso riforme quali quella moratti, gelmini o la cosiddetta “buona scuola” di renziana memoria: la cifra distintiva comunque rimane la stessa, intrisa di frammentazione, competitività estrema e certificazioni piuttosto che nozioni, nella falsa fede di dover solamente creare e formare potenziali lavoratori invece che credibili e dignitosi cittadini.

la scuola italiana ha subito, parallelamente ad altri settori vitali per lo sviluppo di una nazione, un progressivo allineamento ed appiattimento verso la semplificazione, l’individualismo, l’imparare a memoria, la certificazione linguistica ed informatica piuttosto che il rispetto, la conoscenza, lo spirito e il pensiero critico. professori e istituti che semplificano, promozioni più o meno garantite, corsi di studio conditi con un po’ di inglese e un po’ di non sempre chiara vocazione internazionale. è la scuola del pet e dell’ecdl, della neo lingua a tratti “coloniale”, inglese a tutti i costi a discapito anche quando non è in nessun modo necessario di una sana, corretta e matura padronanza della lingua italiana. la scuola studio a edimburgo piuttosto che l’approfondimento della divina commedia, la collaborazione con la cambridge university piuttosto che la conoscenza delle proprie radici, del proprio territorio, delle bellezze artistiche e paesaggistiche del bel paese.

è evidente che non sempre ci muoviamo in un quadro così succintamente descritto, con ampi indirizzi e istituti che ancora si salvano da questa operazione di svuotamento culturale: è tuttavia altrettanto evidente che la media della qualità di insegnamento si attesti su questa falsariga.

i risultati, peraltro, sono sotto gli occhi di tutti: scarsa dimestichezza nella storia comune dei nostri avi, scarsa capacità di dibattito pubblico e politico, poco sentore dei diritti e dei doveri di ogni cittadino, bassa appartenenza e amor patrio, con tutto ciò che tale parola possa implicare in ambito sociale, economico e politico. e ancora: tasso altissimo di povertà educativa e dispersione scolastica, imbarazzante a tratti rapporto con la grammatica e la sintassi italiana, poca propensione alla lettura di qualcosa che non sia di nostro utilitario interesse, lavoro, quotidianità, piccoli e brevi articoli o documenti vari.

la pandemia da covid 19 ha acuito in modo evidente queste problematiche, facendole emergere in tutte le loro contraddizioni, non creandole da zero ma trovando terreno fertile dopo decenni di desertificazione ideale e progettuale: la dad o did?? utilizzata in un primo momento durante una situazione di oggettiva emergenza, è diventata lentamente un feticcio, difeso e promosso anche per un eventuale utilizzo che travalichi il mondo post covid. occorre scandire chiaramente che la didattica a distanza, da computer o da cellulare, come tanti corsi online o sedicenti “webinar” rappresentano una pietra tombale circa il ruolo fondamentale e insostituibile della lezione e della spiegazione frontale e in presenza, tranne rari casi di proficua integrazione. una volta passata e gestita l’onda pandemica, la dad dovrà essere abbandonata, senza possibilità di mediazione, dimenticata nel cassetto dei brutti di ricordi di questo tormentato periodo. un governo serio, del resto, dovrebbe fare tutto ciò che in suo potere per garantire orario scolastico in presenza a settembre come in futuro.

cosa è veramente necessario allora, al netto di tutti i problemi come i sindacati scolastici, che soffocano una corretta dialettica arrogandosi poteri solo per biechi fini personali o di fazione alla scuola italiana per ripartire?? cosa è veramente innovativo, in una società ultra connessa e digitalizzata, tale da contribuire ad un equilibrio tra reale e virtuale, nozionismo e cittadinanza??

è irrinunciabile riscoprire radici, storia, cultura, religiosità, filosofia, geografia e teoria politica. guardarsi indietro, per camminare in avanti con più consapevolezza. costruire una scuola in cui si insegni ad amare il patrimonio comune, il paesaggio, a conoscere i fondamenti del nostro diritto in grado di promuovere un impegno civile: una scuola di cittadini, non di potenziali lavoratori sic et sempliciter. una scuola che dia la priorità alla conoscenza storica del paese italia, della patria europa e del mondo, piuttosto che solamente all’ennesimo calcolo o linguaggio di programmazione: un sistema d’istruzione in grado di formare prospettive politiche, filosofiche e culturali finalizzate ad una società figlia di partecipazione, solidarietà, onore, coraggio, rispetto delle leggi, difesa delle proprie idee e posizioni. se la scuola non capirà che la sua missione è quella di istruire cittadini e non lavoratori, se rinuncerà al solo avviamento al lavoro o ad una pseudo internazionalizzazione un po’ british e un po’ yankee a cui si è votata, allora potrà rinascere dalle sue stesse ceneri, come una novella araba fenice.

per coadiuvare questo processo, renderlo pratico ed operativo e al tempo stesso monitorabile, la soluzione più immediata e principale è racchiusa in una riscoperta fondamentale: quella della lingua latina, madre di gran parte delle lingue europee e ancora ricca di spunti e vitalità. bistrattata come lingua “morta”, al contrario il latino deve essere riabilitato e potenziato: una vera riforma scolastica, coraggiosa, dovrebbe inserirlo come insegnamento obbligatorio già alle scuole superiori di primo grado, le medie quantomeno per avere le basi grammaticali e verbali più importanti. una volta fatto ciò, il latino andrà potenziato in modo massiccio negli istituti liceali con il liceo classico a fare da apripista ed inserito in tutti gli atri indirizzi, siano essi professionali o tecnici, specialmente nella sua parte riguardante la letteratura, i grandi classici, i grandi autori.

la convinzione alla base di questa riforma è che auctores come virgilio, seneca, tacito, quintiliano, catullo e cicerone rappresentano un patrimonio e un bene comune, trasversale sia per chi dopo il liceo decide di percorrere studi universitari sia per chi entrerà in qualsivoglia posto di lavoro: questi aspetti non sono in contraddizione, né devono essere pensati come alternativi. è tempo di latinizzare la scuola e gli istituti superiori italiani, senza per questo rinunciare ad un giusto equilibrio tra teoria e pratica, al netto delle peculiarità di ogni singolo indirizzo.

più che da progetti, premi, “call”, pseudo confronti, master online, crediti formativi in materia antropologiche o pedagogiche ( e l’elenco potrebbe continuare …) la scuola italiana riparta dal latino, dalla sua freschezza, dalla sua proverbialità, dalla capacità di ragionamento logico che lascia in eredità la lingua dell’impero romano, la lingua della chiesa cattolica universale, la lingua dei monumenti e dei primi manoscritti sacri e letterari.

la lingua della nostra vita, la nostra lingua.

la fonte = https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/societa/scuola-latino/

le mie considerazioni:

1. studiare il latino nelle scuole medie e superiori di tutti gli istituti lo amata da morire
2. l'idea di una scuola che forme i cittadini anziché i lavoratori che meraviglia se avessi fatto una scuola così avrei amato andare a scuola
3. l'idea che la scuola metta al centro lo studio e non il lavoro già mi piace
4. la scuola dovrebbe essere luogo di dibattito con idee contrastanti non luogo di automi che eseguono gli ordini

vi lascio leggere l'articolo con le mie quattro brevi considerazioni, così che possiate farvi un'idea vostra

la sognatrice che non smette di combattere ♡

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