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oggi vi metterò due articoli di VOCI DALL'ESTERO


EUROINTELLIGENCE: LA DEXIT SI FA STRADA IN GERMANIA


https://www.eurointelligence.com/ qui sul prestigioso sito euro intelligence, diretto da wolfgang munchau, già editorialista del financial times, troviamo alcune considerazioni sull'onda antieuropea che cresce in germania. in primo luogo il partito dell'adf che assume una posizione netta per l'uscita dalla ue,  e che rischia di diventare un ostacolo agli equilibri della prossima coalizione di governo. in secondo luogo, gli ultimi sondaggi che segnalano come nella opinione pubblica tedesca il calo di fiducia verso la ue mostri un carattere duraturo e persistente, tale da apparire irreversibile e da richiamare  alla mente il déja vu della brexit.


L'ADF PER LA DEXIT


stanno accadendo un sacco di cose in germania in questo momento, e ciascuna  potrebbe fare storia a sé. una di queste è la decisione dell'adf di sostenere la dexit. non è difficile indovinare cosa significhi questa parola. il partito è nato con un'agenda di uscita dall'euro. adesso vuole uscire dall'ue.

questa decisione è stata il risultato di una rivolta all'interno del partito. Uno dei suoi leader, jörg meuthen, che è anche un eurodeputato, avrebbe voluto una formulazione meno netta. ma i radicali del partito sono riusciti a inserire l'intero pacchetto dexit nel programma elettorale ufficiale. come c’era da aspettarsi, il partito ha anche ribadito la sua posizione anti-immigrazione, così come la sua opposizione di principio al lockdown. anche questo abbastanza scontato. ma la dexit è interessante per una serie di ragioni.

in germania, ovviamente, un partito che favorisce la dexit non vincerà le elezioni. Né l'adf parteciperà a un governo. ma crediamo che il numero di tedeschi che vogliono che il paese lasci l'ue sia maggiore dell'attuale base elettorale dell'adf.

se guardiamo  alle dinamiche della politica tedesca in questo momento, cdu / csu sono irrimediabilmente divisi. il fdp trarrà vantaggio da questo, ma il fdp non pesca a destra dello spettro politico.

L'adf ha attraversato un brutto momento, ma ora  è dato all'11-12%, vicino al risultato del 2017. se riuscissero a ottenere altri due o tre punti percentuali, ciò potrebbe avere una forte influenza sull'aritmetica della coalizione di governo. infatti tutti gli altri partiti hanno dichiarato che in nessun caso entreranno in una coalizione con l'adf, e ciò significa che più grande diventa l'adf, maggiore sarà lo scoglio per la prossima coalizione. anche due o tre punti percentuali sono quindi un grosso problema.

abbiamo notato un paio di compiaciuti giornalisti politici tedeschi concludere che la dexit sarà una proposta perdente. e abbiamo avuto un deja vu. è così che è iniziata la brexit. i sostenitori del remain erano tranquilli e soddisfatti, e quando si sono resi conto che c’era una battaglia, hanno mantenuto le loro vecchie argomentazioni sui vantaggi del mercato unico. non è affatto sicuro che i sostenitori tedeschi dell'ue saprebbero condurre meglio una campagna a favore dell'adesione all'ue, se mai si arrivasse a questo.

consideriamo anche altri parallelismi con il regno unito. negli ultimi anni c'è stata molta retorica antieuropea nel dibattito tedesco sull’europa. la bce è ancora impopolare. e per il disastro sugli ordini dei vaccini i tedeschi incolpano l'ue, non il loro governo incompetente. il sostegno all'ue è in caduta, anche se non in misura tale da avere una maggioranza per l’uscita. tuttavia ci sono abbastanza sostenitori della dexit per garantire il successo di un singolo partito. una delle lezioni della brexit è di non sottovalutare le conseguenze politiche di un discorso antieuropeo.


IL CARATTERE PERSISTENTE DELL'EUROSCETTICISMO


ci dispiace per i sondaggisti che detestano il risultato del loro sondaggio e quindi cercano di costruirci sopra uno spin. il rispettabile istituto tedesco allensbach ce l’ha messa tutta questa mattina per sottolineare che il suo ultimo sondaggio sull’atteggiamento nei confronti della ue conferma il sostegno della germania all'integrazione europea. ma se si guardano i numeri, non la si mette necessariamente allo stesso modo.

per cominciare, i tedeschi hanno perso la fiducia nella commissione europea. solo il 21% dei tedeschi afferma di avere molta o un certo grado di fiducia nella commissione, un dato in calo rispetto al 30% del 2019, e in contrasto con il 50% che mostra fiducia verso il governo tedesco.

l'8% afferma che la germania ha tratto beneficio dagli acquisti di vaccini dell'ue, mentre il 46% lo nega. ma ciò che colpisce davvero è l’euroscetticismo strisciante. il 39% vuole il ritorno delle competenze dall'ue agli stati membri. solo il 12% desidera maggiori competenze per l'ue. il 63% pensa che l'ue sia eccessivamente burocratica e il 58% ritiene che la germania dovrà pagare per i paesi sovraindebitati della zona euro. allensbach sottolinea che la maggior parte degli indicatori è rimasta invariata rispetto agli ultimi anni. ma è interessante che il sostegno all'ue non sia migliorato dopo la crisi della zona euro, come ci sarebbe stato da aspettarsi. sembra un effetto isteresi. il sostegno alla ue diminuisce ad ogni crisi, e rimane bloccato al livello più basso.

crediamo dunque che la campagna pro dexit dell’adf sia più pericolosa di quanto sembri. la divisione interna all'adf potrebbe creare difficoltà, ma il partito ha il potenziale per attirare i voti di protesta dagli elettori scontenti della cdu, specialmente all'est. ed è l'unico partito disposto a pescare nel serbatoio del sentimento anti ue. i numeri di allensbach non suggeriscono che i tedeschi siano in maggioranza a favore dell'uscita dall'ue. ma ci dicono che l'euroscetticismo è ampio e persistente.

teniamo a mente che è così che è iniziata la brexit.


la fonte = http://vocidallestero.blogspot.com/2021/04/eurointelligence-la-dexit-si-fa-strada.html?m=1


IN ITALIA L'OPPOSIZIONE ALL'AUSTERITÀ SUPERA IL SOSTEGNO ALL'EURO

https://blogs.lse.ac.uk/europpblog/2021/04/26/opposition-to-austerity-outweighs-support-for-the-euro-in-italy/ qui sul blog european politics and policy della london school of economics and political science è pubblicata una interessante analisi condotta da tre ricercatori del max planck institute for the study of societies di colonia, in germania, secondo la quale se l'italia, come già altri paesi del sud dell'eurozona, dovesse essere spinta in una crisi finanziaria e trovarsi a dover gestire una richiesta di salvataggio alle istituzioni ue, con i noti conseguenti programmi di austerità, la volontà popolare con molta probabilità si mostrerebbe favorevole a un'uscita dall'euro, compromettendo la sopravvivenza stessa dell'eurozona in maniera definitiva.

di lucio baccaro, björn bremer, erik neimanns, 26 aprile 2021 

( traduzione dal blog giubbe rosse )

il covid 19 ha aumentato il rischio di una nuova crisi finanziaria nell’Eurozona. questa volta l’epicentro sarebbe molto probabilmente l’Italia, dove il debito pubblico, già molto alto prima della pandemia, nel 2020 ha sfiorato il 160% del pil, con una crescita che negli ultimi 25 anni è rimasta ferma . se i mercati finanziari iniziassero ad avere dubbi sulla sostenibilità del debito italiano, spingerebbero al rialzo lo spread del tasso di interesse e costringerebbero il governo italiano a chiedere un piano di salvataggio europeo o a uscire dall’euro.

in base alle regole introdotte nella prima fase della crisi dell’euro, un paese che richiede un prestito dal meccanismo europeo di stabilità (mes) deve firmare un memorandum d’intesa che lo impegni all’austerità e a riforme strutturali. un programma mes è una condizione preliminare necessaria per le transazioni monetarie definitive (omt) da parte della banca centrale europea (bce), ovvero acquisti potenzialmente illimitati di titoli di stato da parte della banca centrale.

uno dei problemi di questa strategia di risoluzione delle crisi è che le misure di austerità imposte ai paesi in crisi sono altamente impopolari e portano a instabilità elettorale, a pubbliche proteste e all’emergere di forze anti-sistema. tuttavia, la ricerca esistente mostra che nella maggior parte dei paesi in crisi gli elettori non sono disposti a uscire dall’euro, nonostante gli elevati costi sociali dell’austerità. nel luglio 2015 in un referendum popolare gli elettori greci hanno respinto il pacchetto di salvataggio dell’unione europea, tuttavia la ricerca mostra che i greci volevano rimanere nella moneta comune. questa riluttanza all’uscita, nonostante i costi dell’austerità, ha rafforzato la posizione dei paesi “creditori” e durante la crisi dell’euro ha consentito loro di spostare il peso dell’aggiustamento suipaesi “debitori”.

una crisi finanziaria in italia, la terza più grande economia dell’Eurozona, avrebbe conseguenze pesanti per l’euro. molti commentatori ritengono che la sopravvivenza o la fine dell’euro dipendano dall’italia e che la possibilità di un’uscita sia tutt’altro che un’ipotesi puramente accademica. all’indomani della crisi dell’euro, il movimento cinque stelle (M5S) aveva incluso nel suo programma elettorale del 2014 la promessa di un referendum sull’euro, mentre la lega nel suo programma elettorale del 2018 e del 2019 proponeva un’uscita negoziata dall’eurozona. inoltre, il sostegno all’euro, prima e dopo l’epidemia di covid 19, è stato significativamente più basso in italia che in quasi tutti gli altri paesi. tuttavia, poco sappiamo di come gli italiani valuterebbero i costi e i benefici di una permanenza nell’euro in caso di crisi finanziaria e come reagirebbero se un salvataggio finanziario fosse condizionato all’austerità e a riforme strutturali.

UN'INDAGINE SPERIMENTALE

in un https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/14651165211004772 recente studio abbiamo presentato a un ampio campione di italiani (n = 4.200) un ipotetico scenario di crisi finanziaria in stile greco. abbiamo condotto la nostra indagine sperimentale nell’ottobre 2019, sulla scia di una situazione di stallo tra il governo italiano e la commissione europea sul deficit pubblico del paese. abbiamo utilizzato un campionamento per quote al fine di garantire un campione rappresentativo basato su età, sesso e settore economico e un’indagine ponderata per correggere ulteriormente le deviazioni del nostro campione dalla popolazione reale su altre dimensioni. tuttavia, i nostri risultati sono abbastanza robusti per l’uso di diversi tipi di pesi o di nessun peso.

a tutti gli intervistati viene sottoposto uno scenario in cui l’italia si trova nel mezzo di una crisi finanziaria con congelamento delle immissioni di liquidità da parte della bce, corse agli sportelli e fuga di capitali, un rapido aumento del premio di rischio sui titoli di stato e l’incapacità del governo di adempiere ai propri impegni finanziari. agli intervistati è stato quindi detto che il governo, prima di accettare un pacchetto di salvataggio europeo, voleva consultare i suoi cittadini attraverso un referendum, chiedendo loro se volevano rimanere nell’euro e, quindi, accettare il pacchetto di salvataggio, oppure rifiutare il pacchetto di salvataggio e di conseguenza uscire dall’euro. infine, è stato chiesto ai partecipanti al sondaggio come avrebbero votato in questo ipotetico referendum.

abbiamo aggiunto a questo scenario di base delle informazioni aggiuntive sul costo della permanenza nell’euro e sulla responsabilità della crisi. ad alcuni cittadini selezionati a caso è stato detto che il piano di salvataggio europeo implicava austerità e riforme strutturali (regole più semplici per i licenziamenti, tagli alla spesa, privatizzazioni ecc.); altri cittadini non hanno ricevuto queste informazioni. inoltre, alcuni intervistati selezionati in modo casuale hanno ricevuto informazioni che attribuivano la responsabilità della crisi a una procedura per disavanzo eccessivo avviata dall’ue nei confronti dell’italia; altri intervistati hanno ricevuto informazioni che attribuivano la responsabilità alla decisione del governo italiano di ignorare le regole fiscali europee; altri intervistati non hanno ricevuto informazioni su chi fosse il responsabile della crisi.

figura 1: effetti di trattamento medio dell’austerità e dell’attribuzione di responsabilità sulla scelta di voto in un ipotetico referendum sull'”italexit”


https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiOBDuDrc89-IKhQwooTaWFyd_qjHaiP1pBo3hcfiP6PReo3GqfxJKT4qXD45GOQZbbJ6A8wOP-dk4wTLSzXXSAzvDshKo3uPYcSZm3wU_6CXGGR-uYrKY0y-vNrGd6eM4o2DLxLc0uXpKm/s1024/LSE+1.png


nota: gli effetti marginali e gli intervalli di confidenza al 95% dell'austerità e dell'attribuzione della responsabilità sono calcolati sulla base di modelli probit multinomiali.

è importante sottolineare che, quando agli intervistati non viene detto nulla in merito alle condizionalità associate a un salvataggio europeo, la maggioranza vuole rimanere nell’euro. tuttavia, informare i partecipanti sulle condizionalità porta a una maggioranza relativa favorevole all'”italexit” (figura 2). nel complesso, i nostri risultati suggeriscono che in italia l’opposizione all’austerità prevale sul sostegno all’euro. ciò implica che l’approccio alla risoluzione delle crisi finora seguito dalle autorità europee, basato sul consolidamento fiscale e sulle riforme strutturali in cambio del sostegno finanziario, potrebbe portare a una maggiore resistenza in italia rispetto alla grecia e ad altri paesi e, addirittura, a una rottura dell’eurozona.


figura 2: previsioni sulle probabilità di voto in ipotetici referendum sull'”italexit” in base al trattamento


https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgbzDCcm_-c0ESE7_ubE5dUKZImF_DRUXhKpnDdmLAVn4i4sdGyHr5aozdVEyKBQF3XGqw6TcjKUJg5qyOQ4Lcb3Whjr6Jqof_XAqUFIWl2DJMiFzAqnVrJ7kWbbmiSZDxMNLp-66hVXdtr/s768/LSE+2.png


nota: previsioni sulle probabilità di voto in un ipotetico referendum e intervalli di confidenza al 95% basati su modelli probit multinomiali.


nel nostro studio non abbiamo presentato agli intervistati informazioni che evidenziassero i costi di un’uscita dall’euro e questo riduce i nostri risultati. è possibile che le preferenze per la permanenza nell’euro aumentino in modo significativo laddove si enfatizzino i costi dell’uscita e che ciò possa controbilanciare il calo dovuto all’enfasi sul costo della permanenza (austerità). allo stesso tempo, il caso della brexit suggerisce che i cittadini tendono a https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0261379419302409 abbiamo in programma di analizzare in una prossima ricerca in che modo i cittadini valuterebbero il costo della permanenza rispetto al costo dell’uscita dall’euro.


la fonte = http://vocidallestero.blogspot.com/2021/04/in-italia-lopposizione-allausterita.html?m=1


qui http://vocidallestero.blogspot.com/?m=1 ci gli articoli di voci dall'estero se volete restare aggiornati


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