giovanni fasanella e mario josé cereghino ~ il golpe inglese

eccomi qui

oggi vi scriverò un paragrafo del libro " giovanni fasanella e mario josé cereghino - il golpe inglese " da matteoti a moro: le prove della guerra segreta per il controllo del petrolio e dell'italia.


e churchill ordinò: " insabbiare il delitto matteotti "


perchè è stato ucciso matteotti


la faccenda mi sembra davvero grave. ma che si sono messi in testa di pubblicare? dobbiamo stare attenti, perchè questa storia potrebbe danneggiarci! è il 17 novembre 1941 quando il premier britannico winston churchill, allarmato, ordina ai membri del suo governo e agli agenti dei servizi segreti di sua maestà di stendere una coltre di silenzio sul caso matteotti, il delitto politico avvenuto diciassette anni prima a roma.

italia e regno unito sono in guerra da quasi un anno e mezzo. si combatte in libia. e le compromettenti che churchill teme che vengano allo scoperto sono quelle rinvenute pochi mesi prima, nel marzo del 1941, nell'abitazione di uno dei sicari del deputato socialista. si tratta di amerigo dumini, il quale dal 1934 lavora cirenea per i servizi italiani, e probabilmente non solo per loro.

con quei documenti si potrebbe assestare un colpo decisivo a benito mussolini e al suo regime, ma churchill interviene inopportunamente per mettere tutto a tacere.

perchè? un favore personale al duce, suo grande amico, con il quale ha intrattenuto una fitta corrispondenza fino allo scoppio della guerra? o paura che emergano anche responsabilità inglesi?

torniamo indietro di diciassette anni e riprendiamo dall'inizio il filo di questa storia. il 10 giugno 1924 il deputato socialista giacomo matteotti viene sequestrato da un commando di squadristi, caricato su un'automobile, pestato a sangue, accoltellato e infine abbandonato, ormai privo di vita, in un bosco a venticinque chilometri da roma, nella macchia della quartarella, dove viene ritrovato più di due mesi dopo, il 16 agosto. la notizia suscita una tale ondata di emozione e sdegno, in italia e all'estero, da scuotere le stesse fondamenta su cui si sta formando il regime fascista.

il delitto è maturato in un crescendo di tensione politica e violenza. il 6 aprile di quell'anno si sono svolte le nuove elezioni politiche, indette con l'obbiettivo di rafforzare il governo presieduto da mussolini. lo schieramento liberal-fascista, appoggiato da monarchia, confindustria, gerarchie militari e vaticano, ha trionfato con quasi il 70 per cento dei voti contro il 30 per cento ottenuto dalle opposizioni di sinistra, che si sono presentate divise. grazie alla legge elettorale maggioritaria, la destra ha conquistato in parlamento 374 seggi su 535. la vigilia è stata caratterizzata da numerose aggressioni nei confronti di esponenti della sinistra. durante lo scrutinio, molti sono stati anche gli episodi di brogli. il 30 maggio matteotti ha tenuto alla camera un durissimo discorso contro mussolini, chiedendo l'annullamento delle elezioni. e ha annunciato un secondo intervento, ancora più duro, per l'11 giugno. ma lo hanno assassinato proprio il giorno prima, il 10. qualcuno sapeva che avrebbe detto cose molto imbarazzanti per il governo e ha ordinato che gli venisse tappata la bocca. per sempre. quando è stato rapito, sul lungotevere arnaldo da brescia, aveva con sé una borsa colma di documenti.

sparita insieme a lui.

la chiave per decifrare il caso matteotti è proprio in quel discorso mai pronunciato. che cosa avrebbe potuto dire di tanto sconvolgente, il deputato socialista, da indurre qualcuno a ordinarne l'assassinio? intorno al delitto e al suo movente, per molti decenni si sono accavallate diverse ricostruzioni e chiavi di lettura. non si è mai giunti a una completa verità giudiziaria.

le inchieste della magistratura ben tre nell'arco di un quarto di secolo ( l'ultima risale al 1947 ) individuano gli esecutori materiali: amerigo dumini e i suoi complici albino volpi, giuseppe viola, augusto malacria e amleto poveromo. tutti e cinque sono legati al partito fascista e dipendono da emilio de bono ( uno dei quadrumviri della marcia su roma del 28 ottobre 1922 ), all'epoca del delitto capo della pubblica sicurezza e della milizia volontaria. fanno parte di una sorta di squadrone della morte che chiamano ( čeka ) specializzata in operazioni sporche.

ma da chi viene impartito l'ordine di eliminare matteotti? da mussolini o da altri esponenti del regime? e l'imput è solo interno o qualche segnale viene lanciato anche da ambienti stranieri? insomma, quali oscure trame si celano dietro l'assassinio del più prestigioso e temuto esponente dell'opposizione?

l'opinione pubblica individua immediatamente in mussolini il mandante del delitto. anche perchè diversi giornali sostengono la tesi di una sua responsabilità diretta.

una testata con più determinazione delle altre, il corriere della sera, e un suo cronista con più convinzione di tutti: si chiama carlo silvestri e all'epoca del delitto è vicino ai socialisti di filippo turati, ma in seguito, durante la repubblica sociale, diventerà uno dei più ferventi sostenitori del duce e addirittura suo amico personale. dopo la guerra, ammetterà di aver ingigantito le sue accuse contro mussolini per fini di convenienza politica.

il comportamento di mussolini non è proprio lineare. 

in un primo momento, con il cadavere di matteotti ancora caldo, respinge sdegnosamente ogni accusa. qualche mese dopo, il 3 giugno 1925, in un famoso discorso pronunciato alla camera, si assume l'intera responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto accaduto prima e dopo le elezioni, del clima di intimidazione che le ha precedute e degli episodi di violenza che ne sono seguiti.

un discorso che preannuncia le leggi fascistissime che di lì a poco porteranno al consolidamento del regime. successivamente, però, in diverse occasioni torna a proclamare la propria innocenza. intervenendo di nuovo alla camera a un anno esatto dall'assassino, il 13 giugno 1925, dichiara: solo un nemico che da lunghe notti avesse pensato a qualcosa di diabolico contro di me poteva effettuare questo delitto che ci percuote di orrore e ci strappa grida di indignazione. e poi confidandosi con la sorella edvige:

è una bufera che mi hanno scaraventato contro proprio quelli che avrebbero dovuto evitarla. insomma un cadavere gettato davanti ai miei piedi per farmi inciampare, secondo le parole attribuite a mussolini dal più autorevole storico del fascismo, renzo de felice.

ma chi avrebbe dovuto evitare che il duce che il duce fosse investito da quella bufera? il riferimento è ad alcuni dei suoi stessi collaboratori, e fra i più stretti: il capo della sicurezza de bono, il sottosegretario agli interni aldo finzi e altri due alti gerarchi, giovanni marinelli e cesare rossi.

tutti e quattro legati da una comune appartenenza alla massoneria, quel filo invisibile che, sin dai tempi del risorgimento, annoda gran parte delle relazioni segrete tra roma e londra.

molti credono all'innocenza di mussolini. persino alcuni prestigiosi personaggi come giovanni giolitti, luigi einaudi e benedetto croce. proprio quest'ultimo, nel giugno del 1926, presenta al senato un ordine del giorno a favore del duce. e dopo la scontata approvazione, dichiara entusiasta che si è trattato di un voto prudente e patriottico.

guglielmo salotti, allievo e collaboratore di de felice, racconta che nicola bombacci, ex dirigente socialista che nel 1931 si avvicina al fascismo, aveva indignato a lungo sul delitto matteotti, per giungere a questa conclusione: purtroppo gli imputati non sono qui. magari, dopo essere stati manutengoli dei tedeschi, saranno oggi al servizio degli inglesi o meglio ancora degli americani.


vi lascio così, in suspense per una settimana.


una sognatrice che non smette di combattere ♡

Commenti

Post popolari in questo blog

il bilancio dei miei trent'anni

angelo custode

i miei pensieri sparsi in libertà